Riconduco i miei passi molli e grevi
a quell'antro
dove verdi piante
illuminavano i passanti
un porticciolo
che in primavera si colorava di tempere
quasi un quadro
bellissime le pianticelle di geranio
sporgenti dalle finestrelle veneziane
a trattenerle dalla caduta
delle minute sbarre di ferro
corrose dalla pioggia
color testa di moro
la ruggine
E' probabile che per tutte le volte
il mio cammino percorreva la strada
lì per lì non m'abbandonassi a questi amori
ma ora che con nostalgia
mi sovvengo del passato
riconosco il luogo
e la gioia, dea benefattrice
e a quei muri grigi e stanchi
alle crepe che salivano dal basso sino al tetto
a indicare al curioso scrutatore
l'età incupita
lo stato di abbandono al sopraggiungere della vecchiaia
sono ora una stretta al cuore
dolorosa e perdutamente innamorata
in fondo, in fondo,
nell'ultima stanza dell'amore
qualcosa ci assomiglia
ed è il desiderio di finire insieme
regalandoci
l'ultimo EVEREST della solitudine...